Il web ha dato nuova linfa mediatica al terrorismo, tra giornalismo e propaganda.
Società, Web

Terrorismo mediatico dalla miccia corta

Il ventunesimo secolo rappresenta il trionfo del terrorismo, che si è evoluto nel corso degli anni diventando una chimera dalle infinite sfaccettature.

Il terrorismo si è adeguato al progresso e ha raggiunto il suo acme, la sua massima copertura mediatica, con l’avvento del web e dei social network. Se nel secolo scorso gli atti terroristici erano volti a mietere quante più vittime, o a destabilizzare la situazione sociale di un paese; oggi si può più che mai parlare di una componente psicologica che è diventata parte integrante e fondamentale di ogni azione eversiva: da un’autobomba in Iraq, ad un attentato a Parigi, alla violenza di un bullo nei confronti del malcapitato compagno di classe.

L’utilizzo dei media per diffondere i messaggi terroristici ha le sue radici nel secolo scorso, basti pensare all’evento culmine delle attività eversive italiane: il rapimento di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse, nel 1978. Già quasi 40 anni fa avevano fatto scalpore le immagini e le riprese dell’esponente della Democrazia Cristiana, della sua prigionia e delle sue sofferenze. Oggi questa spettacolarizzazione di azioni cruente o peggio di messaggi che incitano all’odio e alla violenza è all’ordine del giorno.

Dal video della caduta delle Torri Gemelle del 2001, ai videomessaggi di Bin Laden, all’Isis, alle esecuzioni riprese con videocamere in alta definizione, il passo è stato decisamente breve. E l’esperienza molto più immersiva. Se le immagini di Bin Laden intimorivano, ma allo stesso tempo lo ritraevano solo, lontano, nascosto in qualche caverna del Pakistan; le azioni dell’Isis hanno colpito direttamente l’Europa e i video in cui i soldati del Califfato decapitavano ostaggi, senza pietà, hanno fatto il giro del mondo.

Oggi le bombe non esplodono solamente ad Aleppo, ma direttamente nelle case di chi passa le giornate di fronte alla televisione, o al monitor del computer. Bin Laden nascosto nelle caverne e braccato dalla CIA, in fondo in fondo, faceva un po’ di tenerezza, complici le geniali parodie di Luca e Paolo, che imitavano Saddam Hussein e il collega, in una fantastica trasposizione genovese dei due leader. Sull’Isis apparentemente nessuno scherza, specie dopo gli avvenimenti che hanno coinvolto il giornale satirico Charlie Hebdo.

Tutti siamo consapevoli di questa realtà, dell’importanza del web e della diffusione dei messaggi terroristici sulla piattaforma internet, eppure quasi nessuno prende provvedimenti. Giornali e telegiornali “devono” riportare le notizie, quindi a parte le dovute censure, trasmettono integralmente (o peggio le parti salienti) le riprese e i video dei terroristi. Il risultato è drammatico: oltre a diffondere le dovute notizie, si fa inevitabilmente il gioco di quei gentili signori che intendono incutere, appunto, terrore.

Concludo il breve articolo con una menzione a quegli influencer (tizi con un sacco di seguaci sul web), o uomini politici, che anziché tentare di sdoganare i luoghi comuni e i sentimenti che quotidianamente preoccupano le persone comuni, ne alimentano la portata con messaggi che incitano l’odio, il razzismo (non devo seriamente farvi degli esempi, vero?). Sono bombe anche queste, ma per fortuna hanno la miccia corta. Se passiamo troppo tempo ad osservarle, ci esplodono tra le mani, e inquinano i nostri pensieri.

Ma allo stesso tempo, per sopravvivere basta poco: spegnere il monitor e uscire di casa.

P.s. l’immagine copertina dovrebbe essere una bomba, fatta con poesia visiva.

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