Hayao Miyazaki e le donne. Capolavori che insegnano come non esista più da tempo alcun sesso debole.
Cinema, Società

Le donne di Hayao Miyazaki

Hayao Miyazaki è tante cose. Regista, fumettista, produttore cinematografico, fondatore dello Studio Ghibli, vincitore di due Academy Awards, gli Oscar per intenderci.

Faccio questa piccola introduzione perché purtroppo non siete tenuti a conoscere di chi sto scrivendo. Magari avete visto di sfuggita sul web qualche frame dei suoi capolavori, un’immagine, una gif, avete messo un “mi piace” su Facebook perché “ehi! bello come disegna ‘sto tizio!“. ‘Sto tizio è appunto Hayao Miyazaki, che ha cinquant’anni di carriera alle spalle e undici lungometraggi d’animazione (anche tante altre cose, ma non sono Wikipedia). Ma appunto, non siete tenuti a conoscerlo, perché le sue opere sono giunte in Italia piuttosto sottotraccia, doppiate o peggio ri-doppiate con la cura con cui si tiene un’aiuola dove cag**o i cani (una divinità dall’aspetto animalesco di  Principessa Mononoke è stata ribattezzata Dio Bestia, non devo aggiungere altro).

Ciò detto, non eravate tenuti a conoscere Hayao Miyazaki, ora lo siete. Aprite un’altra scheda sul vostro browser internet e usufruite come tutti dei magnifici servizi di streaming. Dopodiché guardatevi, senza neppure fiatare, Il Castello Errante di Howl e La Città Incantata (che non è Alla Ricerca della Valle Incantata, niente dinosauri purtroppo). Ne ho scritti due, solo perché ho dovuto sceglierne due. Ma guardate anche tutti gli altri nove. L’elogio al maestro era doveroso, lo spiegone necessario, ma l’articolo di oggi coinvolge Miyazaki e le sue opere trasversalmente, in relazione al ruolo dei personaggi femminili nei suoi lungometraggi più famosi (e due sono quelli sopracitati). Anzi, dei protagonisti femminili.

La maggior parte dei film di Hayao Miyazaki, oltre ad essere dei capolavori assoluti dell’animazione, offrono enormi spunti di riflessione sulla società contemporanea, in particolare (tra le altre) sulla condizione del cosiddetto “sesso debole” che, nei capolavori dello Studio Ghibli, tutto è tranne che, appunto, debole. Le donne di Miyazaki, riprendendo il titolo dell’articolo, non sono neppure donne, spesso sono bambine, o ne hanno le fattezze, eppure si comportano come persone adulte; negli uomini cercano amicizia, supporto, talvolta amore, mai la salvezza. È lo stesso regista giapponese a dirlo, dando un segnale incredibilmente forte per chi, ancora oggi, a distanza di secoli e universi dal Giappone feudale e dalla fantasia di Miyazaki, crede nel mito del “sesso debole”, della donzella in difficoltà che aspetta il principe azzurro. Siamo nel Ventunesimo secolo, non nell’Orlando Furioso.

“Many of my movies have strong female leads – brave, self-sufficient girls that don’t think twice about fighting for what they believe in with all their heart.
They’ll need a friend, or a supporter, but never a savior.
Any woman is just as capable of being a hero as any man.”

“La maggior parte dei miei film ha forti protagoniste femminili – donne coraggiose e autonome che non pensano due volte a combattere per ciò in cui credono con tutto il loro cuore. Avranno bisogno di un amico, di un supporto, mai di un salvatore.
Ogni donna è in grado di essere un eroe, al pari di ogni uomo.”

Ne La Città Incantata, Chihiro è una bambina di 10 anni, si trova catapultata in un mondo surreale che non le appartiene e non conosce, e seppur circondata da entità sovrannaturali tra le più potenti della mitologia giapponese, riesce a evitare una catastrofe di proporzioni inaudite. E lo stesso vale per Il Castello Errante di Howl. Il titolo può ingannare, ma non è di certo Howl il protagonista, né, come sembra ad una prima di visione del film, il mago a salvare Sophie dalle avversità della vita. Viceversa è una qualunque ragazza spaesata ad impedire la definitiva esplosione di un conflitto mondiale irreversibile: è Sophie che si prende cura di Howl, che comprende le sue debolezze e lo salva ripetutamente dal precipizio della sua oscurità. In un mondo di crudeltà e violenza, la purezza, la bontà e il coraggio di una giovane donna fanno la differenza.

I film di Miyazaki sono un vero e proprio inno alla semplicità, all’essenza che è andata sparendo a causa delle sovrastrutture, spesso artefatte, di una società divorata dalle diversità. Ognuno di noi può essere un eroe, di certo il sesso non è una discriminante.

Prendiamo nota, grazie.

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