Voyeurismo animale
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Voyeurismo animale

21 febbraio 2017, segnatevi questa data perché siamo di fronte alla nuova frontiera del voyeurismo mediatico, dai sex-tape alle foto di Diletta Leotta: quello animale.

Voyeurismo è quel termine colto, francese, che utilizziamo anche noi italiani per indicare quell’attività deprecabile e morbosa, ridondante nei sogni erotici di ogni porno-amatore, praticata da una categoria specifica di individui, odiata da tutti finché non siamo noi stessi a farne parte: i guardoni.

Voyeurismo ha quindi una definizione ben precisa: spiare qualcuno che si denuda, o che pratica le attività sessuali più varie, traendone a propria volta piacere sessuale. Tuttavia nella vulgata popolare, nell’uso comune del termine, voyeurismo viene utilizzato per indicare il generico sguardo rivolto ad osservare qualcosa di privato, o che semplicemente sarebbe meglio non osservare in modo morboso e ossessivo.

In Italia il voyeurismo è diventata una triste abitudine sin dal ventesimo secolo, precipitando nel vuoto del ventunesimo secolo, toccando il fondo e rimbalzando oltre ogni limite mai concepito. Del secolo passato non si possono dimenticare i meravigliosi Cinepanettoni in cui un Massimo Boldi qualunque spiava la tettona di turno, prima di essere colto in fallo con un erezione – o altro scarso corollario comico – e fuggito in tutta fretta.

A sdoganare ulteriormente il voyeurismo, che in altri Paesi è penalmente perseguibile, oltre a Fantozzi e i personaggi arrapati di Christian De Sica, ci ha pensato il web. Prima con i sex-tape, video riprese amatoriali in cui di nascosto si ritraggono delle celebrità durante vari ed eventuali rapporti sessuali, Pamela Anderson, Paris Hilton, Kim Kardashian e, ovviamente, Belen Rodriguez. Poi con la pornografia vera e propria, in cui spesso il guardone di turno viene premiato da colei che subisce l’invasione della privacy con un’intensa sessione sessuale surreale (mi piaceva l’assonanza/allitterazione, scusate).

La svolta del voyeurismo sono stati, come per tante altre realtà, i social network, tramite i quali non solo puoi guardare e godere di una certa soddisfazione personale, ma soprattutto puoi condividere l’esperienza. La naturale conseguenza è la diffusione degli scatti rubati, dei video rubati, delle celebrità a cui si vede il capezzolo, di due sconosciuti che amoreggiano o fanno le cosacce all’aperto, da qualche parte nel mondo, ovunque su Facebook.

Ma, come accennavo in precedenza, il voyeurismo ha esteso la sua portata, almeno nella comune accezione del termine. Rientrano nella categoria dei guardoni anche tutti coloro che fanno turismo nei luoghi delle tragedie, che si fanno i selfie con la Costa Concordia arenata, che viaggiano fino ad Avetrana per cercare di intravedere il trattore di Zio Michele, che creano code infinite per rallentare in auto e guardare morbosamente i tragici effetti di un incidente stradale.

Quando credevamo di aver visto tutto, ma proprio tutto, e che il fondo del Ventunesimo secolo o il conseguente rimbalzo, avessero raggiunto l’apice, ecco che il voyeurismo si confonde con il giornalismo, che attinge a piene mani dalle esperienze guardone per “fare informazione” e divulgare cose, perlopiù inutili, volte unicamente all’ottenimento di un click in più.

Il lettore voyeur può quindi diventare il reporter, la prima fonte del quotidiano. Ed ecco che si sprecano i contributi di chi filma questo, registra quest’altro, fotografa Tizio e Caio e Sempronio, e manda tutto al suo fidato giornale del voyeurismo, che pubblica senza grandi remore, con una didascalia anonima.

Tutto normale, circa, fino al 21 febbraio 2017, che per me che scrivo è ieri.

La nuova frontiera del voyeurismo giornalistico prende piede in quel di Genova, meravigliosa città della Liguria, affacciata sulle colline e sul mare. Da anni uno dei problemi faunistici è legato ai cinghiali, che sempre più numerosi scendono dai colli in città, per rifocillarsi o semplicemente per fare una gita. L’argomento quindi è abbastanza d’attualità, e lo avrà pensato anche il lettore X (ma che un nome lo ha, ed è addirittura accreditato per l’incredibile lavoro di reporter), quando trovandosi di fronte ad una scena anomala per un’area di un centro abitato, ha deciso di filmarla e mandare il video al Secolo XIX, il quotidiano locale.

***CINGHIALI SI ACCOPPIANO IN PIENA CITTÀ***

E niente, ecco, il video di circa 20 secondi l’ho visto anche io, per farmi una risata. Non tanto per i cinghiali, che per quanto mi riguarda possono accoppiarsi a loro piacimento, ma per l’informazione italiana e il voyeurismo dilagante. Se al posto dei due ungulati ci fossero stati altri due animali, un uomo e una donna magari, il lettore X (ma che un nome lo ha, ed è addirittura accreditato per l’incredibile lavoro di reporter), si sarebbe presumibilmente fermato per riprendere la scena allo stesso modo. E un articolo sul quotidiano ne sarebbe ugualmente scaturito.

Abbiamo raggiunto la frontiera del voyeurismo animale, quale sarà la prossima?

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