Dalla favola di Esopo a quella del Leicester. La volpe ha mangiato l'uva, ora è sazia.
Calcio, Letteratura

La volpe ha mangiato l’uva

« Una volpe affamata, come vide dei grappoli d’uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: «Sono acerbi». Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze. »

Sei secoli prima della nascita di Cristo, un certo Esopo, uno schiavo proveniente dall’Africa, giunse in Grecia. Emancipatosi dalla sua condizione sociale, cominciò a raccontare e scrivere favole, prima di essere linciato dalla popolazione di Delfi.

I protagonisti delle sue favole erano spesso animali personificati, grazie alle cui azioni Esopo ammoniva il lettore con una morale. La più famosa e conosciuta è sicuramente la storia della volpe e l’uva, quella citata qualche riga sopra.

Più di 2.500 anni fa, probabilmente Esopo non immaginava che la sua favola sarebbe diventata realtà. Questa volta, favola e realtà sono entrambe sportive e la volpe è la manifestazione quasi divina di chi, a dispetto della morale e dei racconti dell’antichità, è riuscito a mangiare l’irraggiungibile uva. La volpe è il simbolo della tenacia di un gruppo di uomini che sono riusciti a compiere un’impresa, ma allo stesso tempo, dopo l’entusiasmo, la celebrazione, la vittoria, dopo essersi nutriti, si sono lasciati catturare dai cacciatori.

Dalla Grecia di Esopo la favola della volpe viaggia fino in Inghilterra, siamo nella cosiddetta età vittoriana e la traduzione della morale assume un significato più definito. L’uva acerba diventa sour grape, “uva aspra”, peculiare locuzione che nelle terre d’oltremanica vuole indicare una sconfitta, una rinuncia definitiva: la volpe non abbandona l’uva acerba per ritentare di coglierla quando sarà matura, la volpe cede di fronte alle avversità, incolpando il destino, piuttosto che se stessa.

Presso la città di Leicester, nelle East Midlands inglesi, da secoli le volpi sono prede frequentissime della pratica venatoria locale. La favola di Esopo si è diffusa a macchia d’olio nel Regno Unito, e gli abitanti del Leicestershire hanno imparato a conoscere le volpi e le loro difficoltà, a cacciarle e braccarle, ma soprattutto a distinguere le fallacie dell’animo umano, a comprendere come superarle. Nel 1948 la squadra di calcio locale, fondata circa 60 anni prima, associa il simbolo della volpe al proprio stendardo.

Dal 1948 al 2015 le Foxes, “le volpi” d’Inghilterra, non hanno mai ceduto alla tentazione di darsi per vinte. Hanno sofferto, certo, spesso sono state sconfitte di fronte ad avversari più valorosi o più fortunati, oppure hanno dovuto soccombere di fronte al ripresentarsi delle debolezze degli uomini: la paura, il terrore, infine la rinuncia. Perché per conoscere se stessi è necessaria una vita, ma per perdersi, alla fine è sufficiente un attimo.

Claudio Ranieri nasce nel 1951 a Roma, ha un grande feeling con la lupa, e della volpe conosce poco. Ma Roma è la città eterna e qui, la mitologia e le favole tendono a confondersi con la realtà. Claudio la favola di Esopo la conosce tradotta in latino da Fedro, poco importa che il significato sia o meno leggermente differente, la tenacia e la forza d’animo diventano un mantra. A scolpirlo nella mente dell’uomo ci pensano le sconfitte, le cadute da cui bisogna sempre rialzarsi, le vittorie che saranno realtà, come le favole.

Nel 2015 la storia della lupa e della volpe ha un punto d’incontro, Claudio Ranieri è il nuovo allenatore della squadra di Leicester. Ma non dimentichiamo la morale di Esopo, gli uomini sono fallaci ben più degli animali, e le loro parole piene d’odio e d’ignoranza possono scalfire il debole o l’indifeso, ma non chi ha imparato dal mito, dalla favola, chi crede in se stesso. La stagione successiva si apre in contemporanea con quella venatoria, ma le prede sono diventate predatori, e le Foxes trionfano, elevando la favola a realtà. Da Esopo alla Premier League.

Claudio Ranieri da figlio della lupa diventa figlio della volpe, poi a sua volta autore e protagonista di una nuova traduzione della favola di Esopo: lui e i suoi giocatori sono le volpi, si arrampicano sull’albero in modo talvolta goffo, talvolta rapido e irruento, mangiano l’uva e poi hanno tutto il tempo per fermarsi a urinare sulla vite. Da maestro inadatto e incapace, Claudio diventa Thinkerman, “il pensatore”, lo stratega che conosce gli uomini prima ancora di conoscere le volpi.

Ma l’essere umano è un animale debole, forse più della volpe, e spesso non si avvede di come dietro un lieto fine possa celarsi una morale ancora più grande: chi nasce preda e si improvvisa predatore, morirà preda, se non apprende in fretta le regole del gioco. Una volpe non può permettersi di riposare, di godersi il traguardo raggiunto senza avvedersi dell’arrivo dei cacciatori. All’alba del 2017, le Foxes annaspano, inseguite dai demoni di un passato lontano qualche anno, testimone di cadute e di sconfitte.

I demoni si nutrono di paura, e le volpi che hanno già vinto i cacciatori una volta, ormai non ne hanno più. Ancora una volta, sono gli uomini a dover imparare dagli animali.

Da Esopo a Leicester.

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